Il mio incontro con Cesare Verona, durante un evento alla Triennale di Milano, è stato caratterizzato dall’ironia.
Lui era senza penna ed io gli ho prestato la mia Montblanc. Si può facilmente immaginare la fragorosa risata che è seguita quando si è presentato quale Presidente ed Amministratore delegato della Aurora, storica azienda di strumenti di scrittura.
Chi scrive a mano un invito dedica più tempo, più attenzione al suo ospite. E all’attenzione si risponde con altrettanta attenzione
Cesare Verona
Fondata a Torino nel 1919 da Isaia Levi, Aurora è nata quale segno di una nuova rinascita (da cui il nome Aurora appunto) dopo gli anni bui della Grande Guerra.
Quando si pensa alle penne stilografiche, inevitabilmente ci si ricollega ad un mondo fatto di riflessione, di “comunicazione meditata”, ma soprattutto di stile e distinzione.
Sì, proprio così, distinzione.
Oggi, infatti, nell’era tecnologica, dove la comunicazione a mezzo mail, twitter, sms, whatapp deve essere veloce e, soprattutto, uniformata in abbreviazioni, emoticon e via dicendo, saper scrivere un testo a mano, con appropriata calligrafia, rappresenta un indubbio elemento distintivo.
Personalmente , quando ricevo una busta scritta a mano, contenente l’invito ad un evento, difficilmente declino l’invito e la ragione è semplice: chi scrive a mano un invito dedica più tempo, più attenzione al suo ospite. E all’attenzione si risponde con altrettanta attenzione.
Nonostante la scrittura evochi momenti di lentezza, Cesare Verona è un uomo in continuo movimento fisico e mentale. La passione per il suo lavoro, che lo fa sentire un privilegiato, lo porta a viaggiare per far conoscere la piacevolezza degli strumenti di scrittura e, soprattutto, la longevità della scrittura. Interessante la sua osservazione: “Non siamo in grado di sapere se fra 50 anni la scrittura informatica, i database, che oggi conosciamo, saranno ancora leggibili in futuro. Siamo certi, invece, che manoscritti di secoli fa oggi sono ancora leggibili e consultabili”.
Alla mia domanda di rito su che cosa è per lui il lusso così mi risponde: “Ritagliarsi il proprio tempo mentale”. Forse quel tempo che ti consente di usare una penna per raccogliere i tuoi pensieri.